Quali sono i pregiudizi sul remote working

Quali sono i pregiudizi sul remote working - Alessandra Barbera Assistente Virtuale

Quali sono i pregiudizi sul remote working?

Negli ultimi due blog ti ho parlato di che cos’è il remote working e del perché sempre più persone scelgono questa tipologia di lavoro. Oggi, invece, voglio raccontarti quali sono i principali pregiudizi sul remote working e di come possono essere semplicemente superati.

Anche se il lavoro da remoto sta diventando sempre più comune, sia grazie alle nuove tecnologie, che per via della pandemia che ci ha colpiti negli ultimi due anni, sono ancora molti i pregiudizi che ruotano intorno al remote working. Analizziamo insieme i più comuni.

Difficoltà di comunicazione

Un preconcetto comune è quello di pensare che i lavoratori da remoto non siano ben integrati e abbiano difficoltà ad interagire e comunicare con il resto del team in quanto non sono fisicamente presenti alle riunioni. In realtà anche loro hanno il desiderio di rimanere connessi con il resto del gruppo e di raggiungere gli obiettivi che portano al successo nel loro lavoro. Le videochiamate, le cosiddette call, sono un semplicissimo strumento che permette ai vari gruppi di organizzare riunioni tra partecipanti dislocati in diversi luoghi. In alcuni casi tutti i partecipanti sono connessi in remoto e in altri una parte del team è in presenza e una è online. Si costruiscono così delle relazioni virtuali in cui si discute dell’avanzamento dei vari progetti, si trova insieme la soluzione per superare gli ostacoli che si incontrano e ci si congratula con chi ha raggiunto un nuovo obiettivo.

Troppe ore di lavoro

Una delle principali paure di chi inizia a lavorare da remoto è quella di non riuscire a gestirsi e finire di lavorare fino a tardi la sera o di correre il rischio di dover lavorare nel weekend. In realtà questo ostacolo può essere superato molto semplicemente pianificando il proprio lavoro e stabilendo, anche se in maniera flessibile, in quali orari si lavora e in quali no. Questo serve sia per il lavoratore sia per dare un’indicazione agli altri membri del team sugli orari in cui una persona può essere contattata e in quali no. Possono esserci sempre delle eccezioni, ma impostare degli orari è molto utile per sé e per gli altri. Un altro aspetto importante per non perdere concentrazione e produttività è quello di stabilire i canali di comunicazione che vanno utilizzati con le persone con cui si collabora.

I lavoratori da remoto non lavorano veramente

Quante volte hai sentito questa frase? Sinceramente è quella che sento più spesso e che mi strappa un sorriso misto a rabbia… Purtroppo lo stereotipo del lavoratore da remoto è che sta a letto tutto il giorno in pigiama, lavorando ogni tanto durante la giornata, ma che sicuramente non è produttivo come chi sta in ufficio tutto il giorno. Questo non è assolutamente vero. Chi lavora da remoto porta a termine i suoi compiti come chi lavora in ufficio, non ci sono assolutamente differenze di alcun tipo. Certamente chi lavora da casa può essere più libero di gestirsi i tempi e organizzarsi la giornata, ma questo non vuol assolutamente dire lavorare di meno rispetto a chi fisicamente si reca in ufficio. Il lavorare veramente o meno non dipende certamente dal luogo in cui il lavoro viene svolto, ma dalla persona che svolge il lavoro e dalla sua motivazione.

A questo punto avrai certamente capito quali sono i principali pregiudizi sul remote working e come possono essere superati.

Se hai bisogno di un aiuto per portare in remoto il tuo lavoro contattami, se, invece, conosci altri pregiudizi sul remote working parliamone nei commenti.

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P.S. Per portare in remoto il tuo lavoro parti dalla mia Masterclass sul Remote Working.

Alessandra Barbera Assistente Virtuale

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